Politica
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di Redazione Teramo

In Abruzzo una famiglia su dieci non riesce a mantenere un tenore di vita allineato alla media della comunità. Lo evidenzia un’analisi di Abruzzo Openpolis su dati Istat 2024, secondo cui la quota di nuclei in povertà relativa si attesta al 10,1%, un valore leggermente inferiore alla media nazionale del 10,9%. Un dato che distingue la regione dal resto del Mezzogiorno, pur all’interno di un contesto che continua a mostrare segnali di fragilità.
Che cosa significa povertà relativa
La povertà relativa misura la capacità di spesa di un nucleo familiare rispetto al resto della popolazione. Non coincide con la povertà assoluta, ma segnala comunque un livello di benessere inferiore alla soglia ordinaria, con conseguenze sulle opportunità educative, lavorative e sociali.
Padri separati: una fascia sempre più esposta
In Italia, secondo stime del 2025, circa 800.000 padri separati e divorziati vivono sulla soglia di povertà. L’aumento interessa in particolare le famiglie monoparentali dopo la cancellazione del Reddito di Cittadinanza. Un’indagine del 2025 dell’associazione Padri in Movimento indica che il 46% dei nuovi poveri è composto da padri separati non collocatari, spesso impossibilitati a sostenersi a causa delle spese legali e del mantenimento.
Vite sospese: la storia di Paolo
Persone che vivono – o stanno per vivere – in strada. La storia di Paolo (nome di fantasia) ne è un esempio emblematico, rivelando un disagio emotivo che, secondo quanto emerge, meriterebbe l’attenzione dei servizi sociali di Teramo.
Paolo ci contatta una domenica mattina con un messaggio disperato. All’appuntamento ci presentiamo non solo come giornalisti, ma come cronisti di strada. Nessun giudizio: chiunque potrebbe trovarsi nella sua condizione.
Un percorso di fragilità
Paolo ha 58 anni. È in pensione per diversi motivi, tra cui una disabilità. Tra circa un mese rischia di finire in strada: racconta, in modo confuso ed emotivamente provato, della recente separazione. Non convive più con la compagna e deve lasciare una casa su cui non ha alcun diritto.
Dice di aver contattato i servizi sociali del Comune di Teramo, che non avrebbero fondi di emergenza disponibili per il 2025. Una questione che potrebbe aprire un lungo dibattito, rimandato a un futuro approfondimento.
Una richiesta minima, un bisogno essenziale
Paolo chiede un piccolo appartamento: una stanza con bagno e cucina. Percepisce circa 1.000 euro al mese, dai quali vanno sottratti 300 euro per un vecchio finanziamento.
La verità? Forse emerge nelle righe della sua storia. La certezza, invece, sta nell’abbraccio carico di lacrime rivolto a noi, sconosciuti. Un richiamo alla pietas umana che tutti dovremmo mostrare nei momenti di necessità.
Uno sguardo alle istituzioni
Confidiamo che il vicesindaco di Teramo, Stefania Di Padova, possa individuare una soluzione per questo caso che rappresenta, in fondo, una fragilità condivisa da molti.