Musica
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di Redazione L'Aquila

PESCARA. Si chiama “Zurle” ed è un brano nuovo di zecca di Enrico Melozzi, eppure ha la forza magnetica delle musiche popolari che sembrano arrivate da molto lontano. Non è un recupero: è un’invenzione contemporanea che suona come un ritorno. Il testo firmato da E. S. Serpentini e G. Serafini Blasiotti prende per mano un pezzo di infanzia abruzzese — quei giochi urlati, furbi, disordinati, pieni di risate e piccoli inganni — e lo trasforma in materia poetica.
La musica di Melozzi apre un varco nel tempo
La composizione di Enrico Melozzi lavora come una soglia temporale: ascoltarla è come affacciarsi in un Abruzzo sospeso, immobile da cent’anni eppure vivo, respirante. Un paesaggio sonoro che evoca pomeriggi assolati, bambini che corrono e strillano, travestimenti improvvisati, mari immaginati e barche di carta che diventano epopee.
Il videoclip: un sogno rurale che riprende vita
A dare forma visiva al brano è la regia di Stefano De Angelis, che non si limita a raccontare: rianima. Il video porta sullo schermo quadri rurali di fine Ottocento, come se emergessero da un sogno antico. I bambini che cantano “Zurle” custodiscono un Abruzzo che credevamo perduto, restituendogli corpo e colore.
Non nostalgia, ma rinascita
“Zurle” non guarda indietro con rimpianto: riporta avanti qualcosa che è rimasto in sospeso. È un immaginario che torna a respirare attraverso una canzone nuova, già capace di sembrare tradizione. Un ponte tra presente e passato, tra memoria e futuro, tra ciò che l’Abruzzo è stato e ciò che continua a essere.
Il testo della canzone
Ugne jurne na sfide tra chi cante chi gride tra chi corre e chi urle mo’ è ore de zurle. Te’ la facce ‘ncantate chi se fa na resate chi abballa chi sone, sembre che se n’addone se ce sta cacchedune pronte sott’a la lune ‘mbite che s’annasconne, tra ciattè se cunfonne, à capite la burle, ca è solo pe’ zurle.
[RITORNELLO] E zurle zurle e zurle, li bardisce mmonte su lu colle. E volle volle e volle, la votte è piene e tattavolle.
[STROFA 2] Chi s’abbuffe a la mense, d’esse furbe se pense,
nuce, cice castagne, jotte, tutte se magne. Te’ nu belle mantelle e se sente rebelle. Chi se crede mahare, ca ‘mmentate lu mare. fa na barche de carte pu’ la spigne che parte, Chi ce crede ce sale ma se pente e ne cale, à capite la burle, ca è solo pe’ zurle.
[RITORNELLO] E zurle zurle e zurle, li bardisce mmonte su lu colle. E volle volle e volle, la votte è piene e tattavolle.
Traduzione Inglese [Verse 1] Every day a little challenge between those who sing and those who shout, between those who run and those who yell, now it’s time for zurle. The one who bursts into laughter has an enchanted face, someone dances, someone plays, and it seems they notice if there’s someone around, waiting under the moon, standing there, half-hidden, blending with the fireflies, understanding the prank, that it’s all just zurle.
[CHORUS] And zurle, zurle, zurle, the kids up on the hill. And bubbling, bubbling, bubbling, the barrel is full and boiling.
[Verse 2] The one who stuffs himself at the table thinks he’s being clever, nuts, chickpeas, chestnuts, he eats everything greedily. He puts on a fine mantle
and feels like a rebel, believing, perhaps, he has invented the sea. He builds a paper boat and pushes it so it sails. Someone climbs aboard, then regrets it and climbs down, understanding the prank, that it’s all just zurle.
[CHORUS] And zurle, zurle, zurle, the kids up on the hill. And bubbling, bubbling, bubbling, the barrel is full and boiling.
TRADUZIONE ITALIANO
[STROFA 1] Ogni giorno una sfida tra chi canta chi grida, tra chi corre e chi urla, adesso è ora di zurle. Ha la faccia incantata chi si fa una risata, chi balla, chi suona, sembra che se ne accorga se ci sta qualcuno, pronto sotto alla luna, in piedi che si nasconde, tra le lucciole si confonde, ha capito la burla, che è solo per zurle.
[RITORNELLO] E zurle, zurle, zurle, i ragazzi in cima al colle. E bolle, bolle, e bolle, la botte è piena e ribolle.
[STROFA 2] Chi si abbuffa a la mensa, di essere furbo pensa, noci, ceci, castagne, ghiotto tutto si mangia. Indossa un bel mantello
e si sente ribelle chi si crede magari di aver inventato il mare. Fa una barca di carta poi la spinge che parta. Chi ci crede ci sale, ma si pente e ne scende, ha capito la burla, che è solo per zurla.
[RITORNELLO] E zurle, zurle, zurle, i ragazzi in cima al colle. E bolle, bolle, e bolle, la botte è piena e ribolle.