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Revisione della caldaia, nel 2026 può cambiare tutto - Novità in arrivo per milioni di italiani

Il governo sta pensando a nuove regole per il controllo degli impianti termici: cosa dicono le carte sul tavolo del ministero

Revisione della caldaia, nel 2026 può cambiare tutto - Novità in arrivo per milioni di italiani
di Tommaso Silvi
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Una bozza di decreto del Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) punta a rivoluzionare il sistema di verifiche sugli impianti termici. L’idea è quella di eliminare le ispezioni «in situ» per tutte le caldaie sotto i 70 kilowatt – circa 20 milioni di impianti in Italia – e sostituirle con controlli documentali da remoto. Il testo introduce inoltre un nuovo standard nazionale: un controllo di efficienza energetica ogni quattro anni.

Critiche e timori delle associazioni

La proposta ha subito sollevato forti critiche da parte delle associazioni di categoria. Secondo l’Associazione Riscaldamento Senza Emissioni, ridurre i controlli diretti significa indebolire la tutela della sicurezza domestica e ignorare il problema strutturale del riscaldamento a gas. «Ridurre i controlli su milioni di caldaie non rende il sistema più sicuro, lo rende solo meno verificabile», ha dichiarato il presidente Riccardo Bani.

Il nodo della digitalizzazione

Il decreto prevede verifiche a distanza basate sui dati caricati nei catasti regionali. Tuttavia, la mancanza di un’infrastruttura digitale nazionale omogenea e interoperabile rappresenta un ostacolo. Oggi i catasti operano su piattaforme diverse, spesso incapaci di incrociare informazioni fondamentali come età degli impianti, consumi e condizioni di sicurezza. «La digitalizzazione rischia di diventare un alibi per arretrare sul fronte della prevenzione», ha aggiunto Bani, ricordando i dati del Comitato Italiano Gas: tra il 2019 e il 2023 si sono registrati 1.119 incidenti legati al gas canalizzato per uso civile, con 128 vittime e 1.784 feriti.

La posizione degli artigiani

L’Unione Artigiani ha chiesto di riscrivere il decreto, definendolo «un passo indietro per sicurezza domestica, salute, efficienza energetica e tutela ambientale». Secondo il segretario generale Marco Accornero, la riduzione delle ispezioni rappresenta un incentivo a evadere la manutenzione, con conseguenze dirette su consumi, qualità dell’aria e sicurezza delle abitazioni.

I rischi per la sicurezza

Le associazioni sottolineano che le verifiche sul campo restano uno strumento essenziale di prevenzione, in grado di individuare criticità legate alla combustione, all’installazione o all’evacuazione dei fumi. Con le nuove regole, inoltre, sparirebbero dai catasti i generatori di calore fino a 10 kW, oggi utilizzati anche per la climatizzazione di piccoli condomini, che non avrebbero più libretto né censimento.

La voce di Confartigianato, Cna e Casartigiani

Le principali sigle dell’artigianato hanno ribadito che manutenzione e controlli regolari sono fondamentali per ridurre il rischio di incidenti, intossicazioni da monossido di carbonio e malfunzionamenti. Una corretta gestione degli impianti garantisce efficienza, minori consumi e riduzione delle emissioni inquinanti, in particolare delle polveri sottili PM10. «Indebolire il sistema dei controlli significa abbassare il livello di sicurezza degli edifici e compromettere gli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria», hanno ricordato.

Le prossime tappe

Per ora si tratta di una bozza, ma secondo le indiscrezioni il decreto potrebbe essere approvato nei prossimi mesi ed entrare in vigore già nel 2026. Le Regioni avranno la possibilità di prevedere controlli più frequenti, ma solo con motivazioni «robuste» e previa autorizzazione ministeriale.

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